Il passo dell'orco by Mario Spezi

Il passo dell'orco by Mario Spezi

autore:Mario Spezi
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Mostro di Firenze, trascritto
editore: Hobby & Work
pubblicato: 2003-09-30T22:00:00+00:00


Ore 12,22

Si accende una sigaretta nervosamente, Giuliana Mori, nella stanza attigua a quella dell’interrogatorio dove hanno lasciato Emanuele Salucci con l’avvocato Nino D’Averlo. E con un gesto secco getta la testa indietro per scostare la ciocca di capelli biondi che le copre un occhio.

— Allora? Che ne pensate?

Il commissario Loris Maccioni spinge in avanti le labbra unite, quasi fosse un becco di papero. Poi le fa schioccare: — Il ragazzo è più furbo di quello che ci vuol far credere. Recita, è evidente. Ci sta nascondendo un sacco di cose. E, se lo fa, deve avere un motivo preciso. Ci vuole portare su una pista sbagliata. Fateci caso: non ha detto niente che possa essere utile all’indagine. Niente!

Seguita dalla nuvoletta di fumo azzurro che le avvolge la testa come un’aureola, Giuliana Mori si sposta verso una poltrona e vi si lascia cadere: — E lei, Lo Presti, che cosa ne pensa? Oh, badi, non voglio la conclusione di un ragionamento. Vorrei prima un’analisi delle cose che Salucci ci ha detto. Le conclusioni, dopo.

Il commissario Maccioni getta un’occhiata di traverso sulla giovane magistrato napoletana. Ha afferrato che la nota era per lui. Va alla finestra e gira le spalle agli altri due.

Lo Presti si alza sulle punte dei piedi, le braccia conserte e una mano che regge il mento: — Bene. Allora vediamo: è vero, Maccioni ha ragione. Salucci non ci ha raccontato niente di significativo, niente che possa avere un riscontro. Non ci ha saputo indicare un testimone della sua presenza a Santa Croce lunedì scorso, neanche uno di quei due ragazzi che lui afferma di conoscere e che invece sostengono di non averlo mai sentito nominare. E questo è un particolare decisamente strano. Poi dice di avere visto Roberto mentre coglieva e mangiava noci. Sembra un dettaglio preciso, ma invece chiunque può saperlo, perché era scritto su tutti i giornali. Non ci spiega che cosa si sono detti, lui e Roberto, con quale pretesto è riuscito a convincerlo a farlo salire in macchina, e a me risulta difficile credere che Roberto si sia fidato di uno sconosciuto. Ancora: non ci sa dire dove è andato e la descrizione del luogo dove si sarebbe fermato è addirittura ridicola. Afferma che era in campagna, che c’erano alberi… Ma va! Che c’era una vigna… come gli ha suggerito lei, dottoressa, tra l’altro. Senza contare che, a mio parere, il delitto deve essere stato commesso in un luogo chiuso, non all’aperto e neppure dentro una macchina. Troppo pericoloso. Però… però dice la verità quando descrive come è stato ucciso Roberto. La stessa cosa per la bruciatura dietro l’orecchio. Solo l’assassino, o… o un testimone, poteva saperlo. Però questo genere di delitti normalmente non hanno testimoni. Prima e dopo c’è il vuoto. Mi fermo qui, dottoressa Mori. E, se mi permette, aggiungo che ho una strana sensazione. Parecchio sgradevole, anche se non so spiegarmela.

Giuliana Mori sprofonda ancora di più nella poltrona. Incrocia le braccia e affonda il mento nel petto. A Lo Presti sembra una bambina che fa il broncio.



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